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UMANESIMO
CRISTIANO

Declinare i Valori Cristiani nella Società Aperta

BENVENUTO LEONE XIV

BENVENUTO LEONE XIV

BENVENUTO LEONE XIV

11 maggio 2025.

Dinanzi a 150.000 fedeli accorsi da ogni parte del mondo, si è rinnovata la Successione Petrina.

Che Papa sarà, quali le sue idee, che rapporto avrà con il papato di Francesco, sarà progressista o conservatore? Queste ed altre mille sono le domande che non solo i vaticanisti, ma i cattolici di tutto il mondo si pongono.

Sarebbe imprudente, oltre che scorretto, desumere le risposte dal primo discorso pronunciato, quasi a braccio, da Leone XIV. Ciò nonostante, sia dalla comunicazione verbale, sia da quella non verbale, si possono cogliere tratti salienti del carattere e delle intime convinzioni di un Papa, le quali possono influire sulla conduzione del suo mandato (e ben lo abbiamo testato con Francesco).

Vorrei appuntare la mia attenzione su quattro aspetti emergenti dalla immediata prima presentazione che Leone XIV ha proposto di se stesso. Non senza mancare di ricordare che questa non una qualsiasi elezione laica, ma la rinnovazione di un atto di fede che richiama il mistero del mandato apostolico e di quello petrino.

La successione apostolica

Uno dei fondamenti della nostra Fede consiste proprio nella accettazione della “successione apostolica” o “genealogia apostolica” che è lo strumento per la definizione e salvaguardia della Dottrina della Chiesa.

Infatti, dopo la Resurrezione è stato effuso sugli apostoli il dono dello Spirito Santo, dando loro il potere di agire in nome di Cristo, di interpretare le Scritture divenendo maestri della fede. In tale veste, contribuiscono a creare, insieme al Papa, il “depositum fidei”, quell'unico patrimonio di tutte le verità insegnate agli Apostoli da Gesù che insieme costituiscono la Rivelazione.

Tramite la consacrazione vescovile, di vescovo in vescovo, le Verità della Fede, i poteri e gli attributi consegnati agli Apostoli sono trasmessi con la consacrazione ai loro successori, sino alla fine dei secoli.

Poiché è Gesù l’unica fonte della Rivelazione, nulla può esserle aggiunto o cambiato, ma solo indagato, esplicitando con prudenza i suoi contenuti impliciti. Quindi la Chiesa nel corso dei secoli deve trasmetterla fedelmente, cioè conservarla e difenderla per il futuro, al massimo esplicitando concetti impliciti tramite l’ermeneusi guidata dalla virtù cardinale della prudenza.

Per tali motivi, la funzione della Chiesa e dei suoi pastori è eminentemente conservatrice.

La successione petrina

Tra tutte le successioni apostoliche, quella petrina è stata sempre considerata dalla Chiesa avere un ruolo di rilievo rispetto a quelle derivanti dalla altra genealogia vescovile. Ciò è fondato sul “mandato delle chiavi” istituito da Gesù in Mt 16,17-19 (“Tu sei Pietro e su questa pietra … etc.”).

Da tale mandato deriva che San Pietro, nella sua veste di primo vescovo della prima e più importante diocesi, quella di Roma, è elevato da Gesù a primo apostolo, e quindi egli è il vescovo guida della intera Chiesa.

Queste funzioni sono congeneri con l’assunzione della guida della Diocesi romana stessa. La successione in questo caso avviene dal collegio dei discendenti degli apostoli al prescelto successore di Pietro, il quale, secondo il mandato delle chiavi, costituisce con la sua diocesi una unità inscindibile (Tu sei Pietro e su questa pietra …), e quindi una condizione fondante la Chiesa. Il Conclave, infatti, secondo il diritto canonico, elegge non un Papa, ma il Vescovo di Roma, il quale in tale veste assume le funzioni di primazia su tutta la Chiesa nel suo complesso divenendo il Vicario di Cristo.

Primazia della Chiesa di Roma

Per tale motivo, fin dall’inizio la chiesa di Roma e il suo vescovo sono definiti “cattedra di Roma” e Chiesa Principale, da cui deriva l’unità del sacerdozio.

Per non dilungarmi troppo lascio la parola a Sant'Ireneo, vescovo di Lione tra il 160 ed il 202. Che scrive: "Per stabilire ciò, (cioè una pronuncia su un quesito teologico su cui alcune Chiese locali divergevano) non è necessario un confronto fra tutte le chiese: basta essere in comunione con quella romana, la chiesa più grande e la più antica, a tutti nota, fondata e istituita dai due gloriosi apostoli Pietro e Paolo. Su questa infatti, per la sua alta posizione di preminenza, devono necessariamente essere in comunione tutte le altre chiese esistenti in ogni parte del mondo, perché in essa è sempre stata conservata la tradizione degli apostoli."

Per incidens, ciò implica che Leone XIV dovrà impegnarsi in una ricostruzione organizzativa e, soprattutto, spirituale e intellettuale di tutta la galassia cattolica che forma nel suo complesso la Chiesa romana e italiana: dalla Curia, ai seminari e ai collegi e scuole cattoliche, dalle università pontificie alle scuole di diritto, dalle grandi organizzazioni dichiaratamente cattoliche alle parrocchie con le loro iniziative, etc. La missione propria degli agostiniani, dediti allo studio e all’insegnamento, fa di un Papa agostiniano l’uomo giusto al posto giusto.

Vediamo le tracce della dottrina circa la primazia del Papa e della sua diocesi, sparse nel discorso papale.

Egli esordisce ricordando che il papa Francesco, il giorno di Pasqua, “dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero” .

Dunque Leone XIV richiama la particolare posizione di Roma al centro del mondo cattolico (e non solo) e quindi la sua funzione di guida ecclesiale e spirituale della Chiesa intera esercitata dal Vescovo della Diocesi di Roma.

La ripresa nelle parole di un Papa di questo principio, che sembrava recentemente desueto, da un lato segnala l’attenzione di Leone XIV alla tradizione circa la strutturazione interna della Chiesa, e dall’altro sembra annunciare una rivisitazione del rapporto tra la Chiesa di Roma e le realtà religiose di tutto il mondo cattolico.

Significativa la sottolineatura di Leone XIV immediatamente successiva a quella frase: “Alla Chiesa di Roma, un saluto speciale”.

Quest’aggettivo non sembra essere solo una frase di cortesia, (come quella poi rivolta alla sua diocesi di Chiclayo, in Perù), ma è densa di significato se letta in uno con le successive affermazioni. Prosegue infatti il Papa affermando la necessità di costruire una nuova “ Chiesa Sinodale”, aperta e inclusiva, per la cui realizzazione rivolge un appello a tutti i fedeli del mondo evidenziando particolarmente i fedeli della Chiesa di Roma e d’Italia chiamati separatamente prima degli altri: “A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d'Italia, di tutto il mondo.”.

E’ d’obbligo pensare che nemmeno questa sia una frase di circostanza e di cortesia, ma che promani da una intima convinzione di Leone XIV circa una particolare natura della Chiesa d’Italia e di Roma, pur all’interno di una modalità sinodale che è pienamente in sintonia con la citata dottrina della successione petrina attraverso il collegio dei vescovi.

Giova ricordare che nella omelia pronunciata durante la prima S. Messa il giorno successivo alla elezione ed a questo discorso, il Papa riprende l’argomento. Dopo avere sottolineato la necessità di testimoniare la Fede, aggiunge: “Dico questo prima di tutto per me, come Successore di Pietro, mentre inizio questa mia missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma, chiamata a presiedere nella carità la Chiesa universale… “

Questa riscoperta della funzione centrale della Chiesa di Roma, non assume un significato accentratore e dittatoriale. Il Papa infatti richiama anche con forza lo spirito e il funzionamento sinodale della Chiesa (συνοδός cammino insieme), ma allo stesso tempo comunica che non ha cittadinanza nella Chiesa cattolica una ricerca multilivello della verità teologica e della Rivelazione. Ciò porterebbe non solo alla confusione ma soprattutto all’introduzione nella Dottrina di un relativismo pernicioso, che tanto preoccupava e addolorava Benedetto XVI. La primazia della Chiesa di Roma, nel solco della dottrina di Sant’Ignazio di Antiochia citato, postula invece la unità alla ricerca del massimo comune denominatore delle opinioni, ma sempre sotto la guida spirituale e teologica del successore di Pietro assistito dalla sua Chiesa.

Figlio di Sant’Agostino

La seconda riflessione riguarda la esplicita dichiarazione di considerarsi figlio di Sant’Agostino, dottore della Chiesa, e agostiniano

E’ questa una garanzia circa la fedeltà alla conservazione dei Valori e Principi elaborati dai dottori della Chiesa e racchiusi nel Depositum Fidei e alla dottrina che ne è scaturita attraverso la ricerca filosofica fondamentale di Sant’Agostino e della Congregazione agostiniana, da sempre dedita allo studio oltre che all’insegnamento. Con questa proclamazione, Leone XIV ci rassicura circa, in altre parole, il proposito di leggere i tempi e le eventuali riforme e rinnovamenti,  attraverso la lente delle speculazioni teologiche e filosofiche di Sant’Agostino.

Se questa analisi è corretta, vuol dire che il Papa da un lato assicura circa la tradizione (trasmissione) del Depositum Fidei, dall’altro sta chiamando i fedeli di Roma e d’Italia, assieme ai loro vescovi, alla assunzione di una collaborazione di immensa responsabilità ecclesiale e morale nella costruzione della Chiesa del futuro.

Il dress code

La terza notazione riguarda la comunicazione non verbale di Leone XIV. Da questo punto di vista non possiamo tralasciare il dress code adottato dal Papa.

L’8 maggio 2025, quando si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni, ha stupito tutti, indossando il rocchetto in pizzo bianco, la mozzetta rosso porpora (cioè la mantellina sopra l’abito talare), la croce pettorale d’oro, l’anello del pescatore (nulla sappiamo delle scarpe rosse), perfettamente in linea con quanto scelto a suo tempo da Benedetto XVI, nel solco della tradizione. Una scelta ben precisa e consapevole, nel senso del recupero della solennità della carica e della funzione, unita però alla mancanza di arroganza ed alla umiltà della persona, chiaramente sull’orlo delle lacrime come capiterebbe ad un comune fedele in un frangente simile.

Il significato ci sembra molto chiaro. Una cosa è il contenuto nell’esercizio delle funzioni canoniche di un Papa, certo non dipendenti dal colore e dalla foggia dell’abito, un’altra è la giusta considerazione, formale, dovuta a colui che (forse ce ne siamo dimenticati) è il Vicario in terra della seconda persona della Trinità e non un semplice amministratore dello Stato Città del Vaticano.

Del resto nella Chiesa cattolica il rito, la liturgia, ogni gesto o arredo, cioè la forma, sono parte integrante del contenuto, cioè il Sacramento, come ci ha insegnato Benedetto XVI. Lo splendore liturgico ci ricorda che stiamo maneggiando le Cose di Dio, e non di un consiglio di amministrazione di una S.p.A. e che tale splendore è finalizzato a creare il dovuto rispetto per il ruolo.

L’uso di vestiario e accessori tradizionali segna da un lato una continuità anche visiva con i precedenti Vicari di Cristo, dall’altro è un corollario della promessa fedeltà al Depositum Fidei.

La visione escatologica

Una quarta riflessione finale, scaturisce dalla sua chiosa ad una citazione di un brano di Sant’Agostino:  “con voi sono cristiano e per voi Vescovo” che il Papa commenta “In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria la quale Dio ci ha preparato.”

A quale patria si riferisce il Pontefice? Chiaramente al Regno di Dio e quindi alla dottrina della vita dopo la morte.

Egli richiama così il primo ed essenziale messaggio evangelico, la promessa della sconfitta della morte e quindi della resurrezione nello spirito ma anche nella carne, e della vita eterna. La soluzione divina al più grande mistero che affligge l’uomo: la morte e la vita dopo di essa.

Non possiamo fare a meno di notare che ciò costituisce l’atteso repêchage di un concetto escatologico che sembrava, negli ultimi tempi, timidamente latente, obliterato dalla fortissima e prevalente presenza di riflessioni sociali e più materialistiche.

Anche da questo punto di vista, con la scelta del nome, Leone, l’attuale Pontefice da un lato ci rassicura sulla continuazione dell’impegno della Chiesa per i poveri e gli emarginati, nella stretta fedeltà alla Dottrina Sociale della Chiesa come formulata da Leonie XIII, ma al contempo sottolinea che ciò avverrà nell’alveo della fedeltà e conservazione della Dottrina contenuta nella Rerum Novarum, che non è un programma politico né un superamento della missione escatologica, ma la declinazione sociale dei Valori spirituali di carità (amore) che costituiscono il lascito della Rivelazione di Cristo.

Anche questa scelta si muove tra tradizione e modernità e ci rassicura che Leone XIV sarà un Papa di equilibrio.

Gli auguri umani sono fuori luogo e inadeguati per questo compito. Piuttosto preghiamo per lui lo Spirito Santo che lo assista e consigli nella sua difficile missione.

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